Il mio primo viaggio in Africa risale a tre anni fa e sino ad ora ci sono ritornata cinque volte per visitare il “mio bambino” adottato. David è il suo nome e ha una sorella gemella, Dorothy. I gemelli hanno undici anni, sono orfani di entrambi i genitori e vivono con i nonni materni.
È una grande emozione ogni volta che li rincontro ed una grande attesa per rivederli. Loro vivono nel piccolo villaggio di Ngombezi, come la maggior parte degli orfani sostenuti dalla nostra associazione “Gocce d’Amore Universale”. Ovviamente parlo della Tanzania, è lì che l’Associazione è presente e attiva. Il villaggio ha bisogno di tutto, iniziando dalle cose principali, come il cibo, l’acqua e la luce. Non si può descrivere l’impatto del primo momento, la commozione, l’incredulità nel vedere come vivono in quel luogo adulti e bambini, la gioia di poter fare qualcosa per loro, anche se piccola. Una confusione di sentimenti si impadronisce di te e un grande insegnamento viene da loro, loro che non hanno niente e non si lamentano mai. Grandi sorrisi ed occhi che brillano, vedi nei bambini, che non senti mai piangere.
Parlando con il Pastore Anglicano, P. Joel, che segue i nostri amati orfani, ci siamo domandati che cosa avremmo potuto fare affinché gli abitanti del villaggio, soprattutto le donne, potessero imparare una professione e guadagnare un po’ di denaro. Consultando le donne, è emerso il loro desiderio di avere delle macchine per cucire. Così nacque l’idea di iniziare la raccolta fondi per comperare le macchine, dieci, e subito dopo l’Associazione ha raccolto il denaro necessario per costruire la Scuola di Sartoria.
Questa è un’ottima iniziativa per insegnare un mestiere alle ragazze che non vogliono studiare. Un po’ alla volta, molti altri progetti sono stati realizzati da noi nello stesso villaggio. Invito tutti a compiere un viaggio a Ngombezy per rendersi conto della bellezza naturale del Paese e della realtà socioculturale. Io ci ritornerò forse la prossima estate. Tutti loro sono sempre nel mio cuore e nei miei pensieri, non solo i bambini, ma tutte le persone africane. Amo gli africani per molteplici motivi e amo l’Africa. Lo chiamano mal d’Africa, io non so cosa sia di preciso, ma so che ciò esiste e ti “prende”.
Novembre 2010
ANGELA FRANZIN