Il significato del dono ci deve essere molto chiaro se vogliamo partecipare a dei progetti caritatevoli. Il termine dono deriva dal latino donum ed ha la stessa origine di dare. È un libero atto di volontà e senza aspettarsi ricompense. Un dono è un regalo. L’etimo di regalo deriva dal latino regalem, aggettivo di rex, genitivo regix “re”. Nel Medioevo erano i re che si concedevano il lusso di regalare, donare, dare.
Nel nostro secolo, nei Paesi industrializzati e con il senso della carità, di doni e di regali ne fanno un po’ tutti, ciascuno a suo modo. Molti donano per progetti di carità nelle zone più povere del mondo. Quando si tratta di progetti richiesti dagli indigeni, che è sempre la soluzione migliore, non bisogna imporsi a nessuno, il risultato del progetto dipende dal richiedente. Il donatore, una volta consegnato il regalo, non ha più alcun diritto né titolo per interagire circa il progetto. Il beneficiato è il padrone del dono ricevuto. Il benefattore deve dimenticare il dono fatto all’altro, non deve avere nessuna fantasia di controllo né di comando. Insomma, se non si è capaci di dimenticare il dono effettuato è meglio non donare mai nulla. Tuttavia è umano che il donatore si aspetti di sapere che ciò che ha donato abbia avuto successo e abbia fatto un’ottima fine. Se ciò non avvenisse, il donatore dovrebbe comunque essere contento per avere avuto il modo di donare e se il beneficiato fosse anche un bisognoso, il donatore dovrebbe essere ancora più contento di avere avuto l’occasione di essere caritatevole. Ciò che conta è che il dono venga fatto con grande amore, generosità e in assenza di narcisismo e autocompiacimento. Il beneficiato non deve sentirsi in debito per tutta la vita, altrimenti non sarebbe beneficenza, ma prestito. Il povero è colui che può permettersi di accettare doni; solo il ricco può permettersi di non accettare regali. Se il bisogno è psicologico, il problema è molto serio, senza fine. Infatti, il ricco non si sente mai abbastanza ricco, c’è sempre qualcuno che ha la barca più grande. Invece il povero si sente sempre il più povero. Il vero dono è saziare l’affamato(la fame rende buono ogni cibo), vestire l’ignudo(a chi è nudo piace ogni abito), alloggiare il senzatetto, medicare il piagato, ascoltare il bisognoso e aiutarlo. In breve, se regaliamo un quadro, non dobbiamo aspettarci di vederlo appeso in casa della persona a cui l’abbiamo regalato; se regaliamo una camicia, non dobbiamo aspettarci di vederla indossata; se regaliamo un tappeto, non dobbiamo andare in visita per vederlo sul pavimento del salotto dell’altro. Allora, se non siamo capaci di aspettarci queste “delusioni”, è bene limitarsi a donare un mazzetto di fiori multicolore, almeno uno dei colori corrisponderà al gusto del ricevente, perché sono più le cose che non piacciono di quelle che piacciono, in generale. Saluti e ogni bene!